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6 settembre 2011 2 06 /09 /settembre /2011 21:46

  Fantasia

 

 Silente è l'avito palazzo
con l'orologio pendolo immobile
da lungo tempo.
Dei scintillanti arabescati candelabri
le luci spente sono.
Nelle pareti le dipinte effigi degli avi
assorti, vegliano.
Una mano invisibile ad un tratto
i l suo ritmo all'orologio, ridona
e l'ore scandisce.
Dai lampadari le candele innumerevoli
or risplendono
come multicolori arcobaleni,
di fulgor, la sala inondano.
Dai preziosi quadri scendon gli antenati
e le lor dame attendono.
Le porte s'aprono e l'anziano maggiordomo,
entrar fa gli orchestrali
con cerimonioso inchino, le damine.
Con le lor gemme, belle son le giovani
le crinoline seriche fuscianti,
come le corolle dei fiori s'aprono.
S'allacciano le inanellate mani
a quelle dei cavalieri
nell'attesa trepida, tese.
S'iniziano le danze,
minuetti delicati con armoniosi passi.
Guidate volteggiano le dame
e di bianco raso le scarpine
toccare il suolo non sembrano.
S'incrociano gli sguardi
per un dichiarato amore,
per un assenso gentile.
Lente trascorron l'ore

e penetra la furtiva alba
dall'ovali finestre,
e ogni luce smorza.
Si dissolvon le danzanti figure
nel nulla svanendo.
Nelle cornici si ricompongono i dipinti
e paion sorrider, ammiccando.
I l palazzo patrizio silente, buio ritorna,
con d'un glorioso, forse, passato di memorie.
Oh maga fantasia
sull'ali tue corre il pensier nostro
e nel deserto della vita,
trovar sai, una riposante oasi.
Fantasia la crudel realtà allontani!
Realtà che ferisce l'anima
nella ricerca affannosa
d'un ideal sorriso,
d'un giusto anelito respinto,
d'un desir mai appagato.
. . . . . . . .
Benvenuta, fantasia! 

   

Vecchio anno addio

   La prima neve sulla città è caduta
ed i fiocchi lievi, con sottil trame,
degli alberi i rami, han ricamato.
I raggi d'un sole pallido
su quel candore, si posano.
I I vecchio anno s'allontana
col fardello suo pesante di sventure
di deluse speranze
e chiedere venia pare
per i l dolor recato.
Con esitanti felpati passi
come un fanciullo timido
alla porta bussa, i l novello anno,
e serenità, pace, portar vorrebbe.
Respinge l'umanità i preziosi doni
per un egoismo spietato,
per del lucro un'avidità insaziabile,
per una ingiustizia iniqua.
Presagi tristi, sul mondo incombono,
nubi oscure all'orizzonte!
Rancori reciproci,
vendette sanguinose,
armi micidiali,
terror di guerre future,
corsa all'oro, segnai di decadenza.
La colomba bianca della pace
le intemperie sfidando
con dell'ulivo, i l ramoscello
sopra ad uno spruzzato tetto di neve, sosta.
Incerta intorno si guarda,
il suo piccolo cuor di tristezza è colmo
e non sa dove posar, i l verde ramoscello.
Allor verso il Cielo vola
d'un lontano pianeta alla ricerca
dove solo amor, giustizia, regnano.
L'ali candide nell'immensità si perdono!
Oh incoscienti uomini
spetta a voi il compito arduo di richiamarla
per un dover da compiere
verso i figli vostri,
che un più sereno avvenir, ansiosi, attendono. 

 

   

Quest'ultima poesia fu scritta, tutta di getto, un giorno 31 dicembre  

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